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Intervista alla Dr. Anna Mascellani – Adolescenti oggi al tempo della Pandemia

Quale è il metodo maggiormente usato quando ci si occupa di famiglie con figli adolescenti?

Nel mio lavoro con le famiglie utilizzo il modello sistemico relazionale multigenerazionale, sviluppato da Maurizio Andolfi. A mio avviso è fuorviante vedere le problematiche adolescenziali senza prendere in considerazione tutto il contesto evolutivo primario, quello della famiglia estesa.

Quali sono le tematiche che con più frequenza vengono affrontate nelle terapie con famiglie con adolescenti?

Purtroppo sono le tematiche di sempre, dai disturbi alimentari, a quelli del comportamento, fino a quelli depressivi, che spesso si manifestano con autolesionismo, oppure, addirittura, con tentativi di suicidio. D’altro canto, dobbiamo anche riconoscere che l’arrivo della pandemia ha senz’altro esasperato tutte queste situazioni.

Cosa è cambiato e come sta cambiando nell’universo degli adolescenti di oggi?

L’ambiente e la vita dei ragazzi sono cambiati, sono molto diversi oggi. Le questioni esistenziali, come quella della morte, il senso della vita, la non-scelta di essere stati messi al mondo, oppure la paura di diventare adulti, quando questi ragazzi si guardano intorno, e trovano disfunzionamenti genitoriali… sono temi sempre presenti. Ma direi che in questi ultimi anni si sta sempre più configurando un contesto sociale drammatico. L’ipotesi di una società a rischio zero sta creando giovani bloccati nella partenza e incapaci di osare.

La mediazione nella scuola del XXI secolo – A cura della Dr. Benedetta Perone

Per pensare alla scuola oggi è necessario inserirla in una società con caratteristiche specifiche, poiché è proprio questa società che chiede alla scuola di farsi carico della sua responsabilità con bambini e ragazzi e di trasmettere loro le conoscenze adeguate con regole e norme ben precise. L’altra grande istituzione che ha la responsabilità dei bambini e ragazzi è la famiglia, che oggi assume vari aspetti: vi sono famiglie ricomposte, separate, omogenitoriali, allargate, monogenitoriali ed è grazie al cambiamento che questo è potuto accadere, ma sicuramente i servizi del territorio, compresa la scuola, devono considerare tali caratteristiche per poter svolgere al meglio il proprio ruolo. La SIPED (Società Italiana di Pedagogia) afferma che la responsabilità primaria della scuola, accanto all’informazione e la cultura, è il prendere in carico bambini e ragazzi per aiutarli ad inserirsi al meglio nella società in cui vivono. Da qui il tema centrale dell’INCLUSIONE: una scuola inclusiva è una scuola capace di accogliere le specificità di ognuno sapendo creare un ambiente in grado di armonizzare il proprio intervento, modificando la propria organizzazione così da proporre modalità educative e didattiche funzionali ai diversi bisogni, rendendo ciascun alunno e alunna protagonista dell’apprendimento qualunque siano le sue capacità, le sue potenzialità e i suoi limiti.

Ma che cosa vuol dire aiutare bambini e ragazzi a inserirsi nella società? Innanzitutto è necessario che essi possano trovare il proprio benessere personale e poter esprimere nei vari contesti le proprie potenzialità, ma anche le proprie fragilità e paure e dare sfogo alla creatività. A tal proposito devono essere in grado di rispondere alle richieste del mondo economico e del lavoro, quindi il senso di responsabilità, di autocontrollo. Inoltre, i bambini e ragazzi devono poter sviluppare le capacità di individuazione dei problemi, risoluzione degli stessi e più in generale avere uno sguardo critico sul mondo. Infine, è buona cosa fin da piccoli, che imparino ad avere una propria etica, che si forma grazie all’aiuto della famiglia e della scuola, che non prendono decisioni al posto loro, ma li guidano a prendere quelle migliori e quindi come esseri umani ad avere un adeguato metodo di valutazione di fronte alle varie situazioni o scelte da fare.

Per realizzare concretamente tale mandato, la scuola utilizza le sue armi, ovvero l’educazione, l’informazione e la didattica. L’insegnamento viene svolto dai docenti con l’aiuto anche di nuove attrezzature e modalità: la LIM (Lavagna Interattiva Multimediale), i registri digitali e la DAD (Didattica A Distanza) oggi purtroppo necessaria in epoca di pandemia Covid-19. Da questo punto di vista, come sempre, ciascun didatta utilizza il metodo preferenziale e sulla base delle proprie competenze cerca di diffondere le conoscenze e il metodo educativo più adeguato. Al fianco dell’insegnamento in aula vi sono le attività progettuali che integrano le lezioni e che da sempre accompagnano gli alunni durante l’orario scolastico. Tra queste trova il suo spazio la MEDIAZIONE SCOLASTICA.

Con il termine mediazione si intende un processo che si inserisce nelle situazioni di conflitto e più nello specifico, per riprendere la definizione di Castelli (1996): “La mediazione è un processo attraverso il quale due o più parti si rivolgono liberamente a un terzo neutrale, il mediatore, per ridurre gli effetti indesiderabili di un grave conflitto. La mediazione mira a ristabilire il dialogo tra le parti per poter raggiungere un obiettivo concreto: la realizzazione di un progetto di riorganizzazione delle relazioni che risulti il più possibile soddisfacente per tutti. L’obiettivo finale della mediazione si realizza una volta che le parti si siano creativamente riappropriate, nell’interesse proprio e di tutti i soggetti coinvolti, della propria attiva e responsabile capacità decisionale.”

La mediazione è utilizzabile in vari contesti, forse il più conosciuto è quello familiare e riguarda le possibili controversie che si vengono a creare tra coniugi, durante e dopo la separazione o il divorzio. Ma non solo, essa può configurarsi come un percorso di aiuto per il raggiungimento degli accordi in momenti specifici o critici del ciclo vitale della famiglia, in autonomia dall’ambiente giudiziario.

Nel quadro della mediazione comunitaria si inserisce la mediazione scolastica, da un lato su un piano formativo, dall’altro per prevenire possibili situazioni conflittuali controproducenti per i membri dell’istituto.

Il conflitto va infatti inteso come produttore di scambio e cambiamento, nonché di creatività all’interno delle relazioni e quindi di arricchimento della diversità attraverso il confronto. Se affrontato prima che degeneri in violenza, è sicuramente una fonte di apprendimento: conoscere se stessi e le proprie capacità risolutive trasforma il conflitto in una vera e propria esperienza di crescita individuale e relazionale.

La mediazione scolastica permette di accrescere le capacità di riconoscimento e denominazione delle emozioni, nonché quelle di ascolto e sensibilizzazione verso le emozioni altrui. Ma non solo, la conoscenza delle varie tecniche mediative permette di potenziare l’autocontrollo, l’autostima e più in generale nel gruppo scuola l’integrazione sociale. Come ben sappiamo, il sentirsi parte di un gruppo coeso permette all’alunno di vivere l’ambiente scolastico con un atteggiamento positivo e come conseguenza di ciò vi si verificherà una riduzione del fenomeno di abbandono scolastico.

La mediazione scolastica, dunque, si pone i seguenti obiettivi:

Piena espressione del proprio punto di vista e delle proprie emozioni Ascolto e accoglienza del punto di vista altrui
Ricerca di soluzioni finalizzate al benessere della vita scolastica Realizzazione di un clima collaborativo a scuola

Vi sono evidenze del fatto che l’apprendimento delle tecniche tipiche della mediazione tra pari portano ad una riduzione di conflittualità tra “bande rivali” a scuola (Burrel e Vogl, 1990) e di conflittualità su basi razziali (Lieberfeld, 1994). Gentry e Benenson (1992, 1993) hanno invece dimostrato come la mediazione scolastica non abbia effetti solo in quello specifico ambiente, ma la capacità di gestione dei conflitti può essere trasferita anche nell’ambiente familiare o in altri ambienti sociali.

È da questi presupposti che la mediazione scolastica diviene un vero e proprio processo educativo: sensibilizzare i ragazzi a questa pratica significa renderli in grado di gestire possibili situazioni conflittuali, comprendere se stessi e le proprie capacità e ascoltare gli altri. E questo apre moltissime possibilità a livello sociale e relazionale, in quanto si diviene aperti alla diversità, disponibili al dialogo anche a costo di mettere in discussione se stessi. Il progetto formativo di socializzazione che propone la mediazione scolastica è di estrema importanza e ci induce a ripensare alle relazioni nel contesto scolastico tra allievi, tra allievi ed insegnanti e tra scuola e famiglia come un sistema in cui tutto non si impone e non si negozia, ma SI COSTRUISCE perché tutti gli attori, compresi gli allievi, sono in grado di partecipare direttamente alla costruzione, partendo non dalle costrizioni esterne imposte dagli adulti, ma dalle decisioni prese dalle parti in conflitto per mettere fine al conflitto stesso (Bonafè-Schmitt, 1992).

Bibliografia

Bandello, M. (2015) La mediazione scolastica: imparare a parlare il linguaggio dell’ascolto e del dialogo. Ubiminor, anno II, n.3.
Bonafé-Schmitt, J.P. (1992). La médiation: une justice douce. Syros Alternatives, Paris.
Burrell, N.A., Vogl, S.M. (1990). Turf-side conflict mediation for students. Mediation Quarterly, 7 (3), 237-250.
Busso, P. (2002). Mediazione dei conflitti: percorsi e tecniche. Animazione sociale.
Busso, P. (1998, 1999). La sfida ecologica del conflitto. Maieutica n. 9-10-11.
Castelli, S. (1996) La mediazione. Teorie e tecniche. Raffalelo Cortina Editore, Milano.
Gentry, D.B., Benenson, W.A. (1992). School-age peer mediators transfer knowledge and skills to home setting. Mediation Quarterly, 10 (1), 101–109.
Gentry, D.B., Benenson, W.A. (1993). School-to home transfer of conflict management skills among school-age children. Families in society, 74 (2), 67- 73 .
Lieberfeld, D. (1994). Mediation and posterisis intervention in an urban high school. Mediation Quarterly, 11 (4), 377–381.
Orazzo, L., Bottiglieri, D., Sarnacchiaro, I, Cuocolo, G (2006). L’intervento di mediazione scolastica: teoria e pratica. Cognitivismo clinico, 3 (2), 97-107.

Le attività del Centro

Si è appena concluso con successo il ciclo di incontri webinar dal titolo “A casa tutti bene”, condotto dalle psicologhe Dott.ssa Roberta Cambi e Dotto.ssa Benedetta Perone, sui temi della coppia, della famiglia, dell’infanzia e adolescenza.

L’obiettivo di questa importante iniziativa, gratuita, che si inserisce nel ricco calendario di eventi che il Centro Co.me.te. sviluppa ogni anno sui temi principali che ruotano intorno ai sistemi relazionali, è stato quello di stimolare la conoscenza e la consapevolezza, da parte di tutti i componenti del sistema familiare stesso.

Dedicati, in particolare, ai genitori e alle coppie, tutti gli incontri hanno approfondito le dinamiche di ciò che accade oggi all’interno delle nostre famiglie, anche con la spiegazione delle definizioni tecniche specifiche. Per far questo, le professioniste si sono avvalse anche dell’aiuto di immagini d’arte evocative, introdotte per la prima volta in Italia dalla Dott.ssa Conny Leporatti, spesso utilizzate durante il lavoro terapeutico svolto ogni giorno dal centro.

Le immagini d’arte, ma anche alcuni spezzoni di film rappresentativi, hanno fornito un grande aiuto nella comprensione dei contenuti più complessi, che hanno aiutato molto positivamente lo sviluppo di discussioni con e tra i partecipanti, che si sono dimostrati non solo interessati, ma anche molto coinvolti, con riflessioni personali e spesso conferme anche sul percorso personale di coppia, come di genitori.

Questo intenso lavoro, in 4 date, è servito anche per informare sul panorama di possibilità e per tutto l’aiuto che è possibile ricevere per affrontare le difficoltà che possono manifestarsi (crisi di coppia, separazione e divorzio), come supporto psicologico, psicoterapia, mediazione familiare, coordinazione genitoriale, consulenza tecnica, etc., da parte dei professionisti di Co.Me.Te di Empoli., che ogni giorno si impegnano a tutti i livelli nello stare a fianco della famiglia di oggi, in tutte le sue peculiarità.

Corsi in Partenza

Seminari

https://www.centrocomete.org/volevo-un-cane-giallo-gruppi-di-ascolto-nella-separazione/